Illawarra Flame tree per il trauma del rifiuto

È fondamentale dare tutta l’attenzione possibile alla relazione madre bambino durante la fase della gravidanza e del primo anno di vita, perché da questa dipenderà tutta la personalità futura del bambino. Qui si impiantano le fondamenta basilari su cui poi si costruiranno tutti gli altri piani della casa. Questa condizionerà positivamente o negativamente le future tappe e crisi della crescita.

Poter curare il rapporto originario del bambino permette di fare una prevenzione di tipo primario e cioè di poter prevenire in modo radicale e scientifico i futuri disturbi della personalità, del comportamento e dello sviluppo dei minori e quindi anche dei futuri adulti.

Il rapporto originario diventerà positivo per il bambino se la madre  starà vicino a lui, lo nutrirà, lo abbraccerà, lo amerà, si prenderà cura di lui e si metterà in una relazione vera e profonda con lui, con il suo corpo, con i suoi bisogni emotivi e particolarmente con la sua unicità e originalità. In particolare sarà positivo se la madre comprende il vissuto emotivo, quello che il bambino vive come lo vive e lo condivide e lo partecipa, rassicurandolo. Allora si attiverà dentro di lui l’archetipo della Grande Madre Buona che costituirà un elemento di base fondamentale della sua personalità.

Il rapporto originario sarà negativo se la madre è assente fisicamente o mentalmente in quanto presa da altre emozioni più forti, se non riesce a relazionarsi con il bambino in modo profondo e vero, se non riesce ad accudire il suo corpo e a nutrirlo in modo positivo, se è sopraffatta da angosce relative al suo vissuto neonatale, se è affetta da una patologia mentale e lo nega, lo rifiuta, lo aggredisce, se non lo vive a livello emotivo, se è  fredda, arida, incapace di una relazione, se lo vive come parte di sé negandolo come persona diversa da sé, se lo tratta come un oggetto, se lo pensa incapace di emozione.

Se il rapporto originario è negativo si attiva nel bambino l’archetipo della Grande Madre Terribile.  Scaturirà un sentimento terribile di rifiuto, di abbandono e di solitudine che può determinare una sensazione di frammentazione.  L’esperienza di un rapporto originario negativo determina inoltre una depressione profonda  perché significa la perdita della Madre Buona. (Neumann)

Una mancanza di amore in un rapporto primario negativo determina il senso di colpa primario. Quando il bambino in questa fase della vita non è amato o viene abbandonato dalla madre, non aggredisce la madre o il mondo ma prende la colpa su di sé. La madre è vissuta come un dio e il suo allontanamento o rifiuto o la mancanza di amore viene vissuta dal bambino come una sentenza superiore, una punizione, una condanna senza appello. Ed è per questo che il neonato non potendo attribuire la colpa alla madre che vive come un dio, la attribuisce a sé.

Si forma quindi il senso di colpa primario che assomiglia a una colpa primordiale, a un peccato originale. Il senso di colpa  determina a sua volta la convinzione che non essere amato equivale a non essere degno di amore, a essere sfortunato.

Poiché la madre Buona non c’è, scompare anche il Tu, la possibilità di relazione e lui si sente nella solitudine e nello smarrimento totale. Poiché la madre è anche il mondo, anche il mondo diventa caos.  Il convincimento della propria colpevolezza determinerà un Io negativizzato, caratterizzato da affettività esasperata, aggressività, atteggiamenti egocentrici, narcisistici e asociali. In pratica continua ad aggredire  se stesso. (Neumann)

Il danno può essere riparato  nelle fasi successive con un amore intenso e vero; oppure nel corso della vita la Grande Madre Buona può essere attivata da altre figure materne positive.

(tratto dal blog “Progetti educativi” a cura di Dr.ssa  Vallorani Maria Grazia  –   Psicologo Psicoterapeuta)

 

Psicologicamente il rifiuto mina la nostra autostima. Quando il rifiuto, immaginario o reale, viene manifestato, la persona che lo subisce ne risulta profondamente ferita, con una sensazione di abbandono. Per evitare possibili rifiuti fanno cose che non vorrebbero fare. Sanno di possedere certe abilità, ma non sono in grado di svilupparle o sfruttarle. Ignorano le proprie potenzialità, rendendosi esenti dalla responsabilità di realizzarle. Per tutte quelle persone che si sentono rifiutate, lasciate in disparte, non amate, per chi ignora le proprie potenzialità ed ha paura delle responsabilità, il fiore più indicato è Illawarra Flame Tree. Quest’essenza dona auto-accettazione, fiducia in se stessi e forza interiore. L’essenza aiuta a fare il primo passo verso la realizzazione del proprio potenziale, fa prendere confidenza con le vere aspirazioni della vita senza sentirsi schiacciati dalla responsabilità. Utile anche per chi tende a rifiutare se stesso cadendo, a volte, in uno stato di depressione. Per i bambini che vivono situazioni di esclusione, come dalla squadra di calcio o dal gruppo dominante oppure che vengono inseriti in una nuova scuola dove se insegnanti e compagni non gli prestano molta attenzione e vivono questa situazione come un rifiuto. Invece di cercare di fare amicizia, si scoraggiano.

Un altro tratto caratteristico di chi ha vissuto il trauma del rifiuto è l’intensa apprensione alle nuove situazioni o esperienze. Senza dubbio, queste personalità sono molto insicure e costantemente bisognose di essere amate e accettate. Soffrono molto di essere lasciate fuori da una situazione, che sia generata da qualcosa di estremo o semplicemente trattarsi semplicemente di un fatto irrilevante della vita alla quale nessuna altra persona darebbe importanza. Tanto la condotta apprensiva che la paura all’esclusione li portano a sviluppare un comportamento pregiudicato con la gente, benché in realtà questo atteggiamento sia una difesa davanti al dolore profondo che hanno causato le delusioni affettive, gli abusi la mancanza di essere presi in considerazione.
La funzione principale di Illawarra Flame tree è dare fiducia, capacità di compromesso, forza interna, autoapprovazione. Aiuta ad affrontare il primo passo in situazioni nuove e toglie la paura dell’esclusione e del rifiuto.