Un caso di bronchite e broncospasmo

Un bimbo di 3 anni soffre da fin da molto piccolo di frequenti episodi di bronchite e broncospasmo. La pediatra che lo segue prescrive farmaci per aprire i bronchi da usare con l’aereosol ed il Ventolin per gli attacchi di broncospasmo. Dato che nell’ultimo periodo gli episodi tra un attacco ed il successivo si sono intensificati, la pediatra prescrive un nuovo farmaco da prendere tutti i giorni, che però tra gli effetti collaterali ha tendenze suicide. La mamma del bimbo non se la sentiva di seguire questa nuova cura e quindi mi ha interpellata. I farmaci sono stati sostituiti da Ribes e Carpino spagyrico, con aggiunta di essenze floreali per favorire una maggiore indipendenza dalla mamma. Per circa un anno che il bimbo non ha più avuto episodi di broncospasmo ed ogni episodio di bronchite si risolve velocemente con gli stessi rimedi presi più volte al giorno. Successivamente la mamma dichiara che il bambino ora di 4 anni non prende più i rimedi per la bronchite ed il broncospasmo essendo guarito da questa malattia.

Sulle malattie alle vie respiratorie così scrive Claudia Rainville:

“I polmoni sono l’organo principale della respirazione. In essi si attua lo scambio fondamentale di ossigeno e anidride carbonica senza il quale non potremmo vivere. Ciò avviene in minuscole sacche (ne abbiamo circa 300 milioni) chiamati «alveoli polmonari». Questi alveoli sono enormemente irrorati da piccolissimi vasi, i «capillari», che permettono al sangue (globuli rossi) di rilasciare l’anidride carbonica che contiene e di riempirsi di ossigeno per alimentare tutte le cellule. La membrana di questi alveoli è talmente sottile da permettere questo scambio. Se questa membrana venisse estesa, si otterrebbe una superficie di parecchie centinaia di metri quadrati.
Vi lascio supporre la fragilità di questo tessuto e i danni provocati dall’aria inquinata che respiriamo, ma anche quelli provocati da noi stessi, in particolare dal tabagismo.
I polmoni sono inoltre il solo orifizio naturale costantemente aperto verso l’esterno e che deve in continuazione essere in grado di difendersi e difenderci. Esiste tutto un sistema che svolge questo ruolo. Passando attraverso il naso, l’aria si riscalda, viene in parte filtrata dai peli e umidificata dal muco che imprigiona certe polveri, prima di penetrare nei bronchi dove il muco trattiene le polveri rimanenti, che vengono espulse dalla tosse o da piccole ciglia vibratili che le fanno risalire. Possiamo constatare fino a che punto questo sistema di protezione e di difesa sia elaborato.
Un ultimo fatto molto interessante merita di essere segnalato. La respirazione è la sola funzione organica automatica (inconscia e involontaria), ossia controllata dal sistema nervoso autonomo, sulla quale tuttavia possiamo intervenire volontariamente, vale a dire facendo leva sul sistema nervoso centrale. Questo ci consente di afferrare meglio la ragione dell’efficacia delle tecniche respiratorie di rilassamento, in quanto ci permettono infatti di giungere a «calmare il sistema nervoso autonomo» e, conseguentemente, di rilasciare le tensioni inconsce.
Le atmosfere pesanti, «soffocanti», gli ambienti dove non ci si sente a proprio agio, sollecitano enormemente le energie del polmone. I disturbi o le malattie del sistema polmonare (naso, gola, bronchi, eccetera) ci parlano quindi di situazioni o di persone che ci mettono a disagio senza per questo aggredirci direttamente. Sono tante le persone che durante il consulto mi riferiscono «ho l’impressione di soffocare in questa società» oppure «mi manca l’aria in questa famiglia».
Chi mi fece quest’ultima osservazione era un asmatico, che giunse rapidamente a comprendere chi «gli succhiava l’aria» nella sua famiglia.
Le eccessive angosce materne, le atmosfere familiari pesanti si traducono sovente nei bambini in fragilità polmonari che, se vengono «curate» troppo efficacemente o se appaiono insufficienti al bambino, possono trasformarsi in allergie respiratorie o cutanee. Egli si «difenderà» allora reagendo, talvolta violentemente. Asma, eczemi, angine purulente sono «grida» indicanti che ciò che accade tutt’intorno al bambino non lo soddisfa, che vive la situazione come un’aggressione e che ha bisogno di protezione (amore e presenza), ma non di essere soffocato.

Un ultimo significato che può essere associato ai problemi polmonari è quello della tristezza, della malinconia, del dispiacere, della solitudine. L’energia del polmone è incaricata di questi sentimenti che, quando diventano eccessivi, la esauriscono. L’eccesso o il fatto di rimuginare la tristezza per serbare il ricordo di qualcosa o di qualcuno possono manifestarsi attraverso una fragilità dei polmoni.”

Asilo “Bambini come fiori”

 “Bambini come fiori” è anche il progetto per un nuovo asilo che nasce sulla base dei principi ispiratori dell’associazione omonima, grazie alla collaborazione di un’educatrice ambientale e di una naturopata.

L’idea educativa nasce dalla consapevolezza che per crescere bambini sani e felici occorre soddisfare i seguenti requisiti:

  • offrire ai bambini la possibilità di un’esperienza quotidiana a stretto contatto con la natura, poiché questo è l’ambiente di vita e di crescita migliore e più salutare per tutti i bambini.
    L’ambiente naturale, infatti, offre la possibilità di stimolare il loro senso di avventura e la loro fantasia, permettendo un apprendimento per esperienza diretta.
  • Una naturopata sarà presente all’interno della scuola materna un giorno alla settimana, per osservare il comportamento dei bambini e sempre disponibile per colloqui individuali con i genitori. Inoltre svolgerà la sua attività professionale mediante consulenze specialistiche per i bambini ed i loro genitori, fornendo suggerimenti sullo stile di vita e sulla scelta degli alimenti, di sostante naturali, di prodotti e integratori alimentari, fiori di Bach, ecc… Questo perché sappiamo quanto i condizionamenti emotivi, affettivi e sociali, vissuti nei primi anni di vita, incidano profondamente e forse irreversibilmente sul futuro dei propri figli.
  • Verranno realizzati laboratori creativi con l’uso di materiali naturali e con esperti naturalisti, che ci aiuteranno a conoscere le piante e gli animali attraverso laboratori, giochi liberi, passeggiate ed esplorazioni.

Per informazioni telefonare al n. 329.2265112

Malattia e salute secondo il dottor Edward Bach

Per far comprendere il concetto di malattia il dottor Edward Bach, il pioniere della floriterapia, nei suoi libri (“Guarisci te stesso” e “Libera te stesso”) scrive:  “Noi sappiamo che la malattia è, nel corpo, l’estrema conseguenza di un lungo profondo agire di forze misteriose. Il successo della terapia materiale è solo apparente e il sollievo provvisorio, se non è stata rimossa la vera causa…(…)… Ogni sforzo indirizzato al corpo non può fare altro che riparare il danno in maniera superficiale. Perciò non lo cura, per il fatto che la causa è sempre operante e prima o poi rivela la sua presenza sotto altra forma…(…)… La malattia è, nella sua vera essenza, il risultato di un conflitto fra Spirito e Mente, e perciò non può essere sconfitta se non con uno sforzo spirituale e mentale….(…)… La malattia non è un errore né una punizione, ma solamente un correttivo, uno strumento di cui l’Io Superiore si serve per richiamare la nostra attenzione sui nostri errori, per metterci in guardia di fronte a errori maggiori e per riportarci sulla via della verità e della luce, dalla quale non avremmo mai dovuto allontanarci.”

La malattia, dunque, è la disarmonia che si genera tra l’Io Superiore e la personalità. Disarmonia che è ben spiegata nel racconto con cui apre il suo libro “Libera te stesso”:

“Una ragazzina decide di dipingere un quadro con una casa, per il compleanno della madre. Nella sua mente il quadro è già finito, sa come realizzarlo nel più piccolo dettaglio, occorre soltanto riportarlo sulla carta. Prende la scatola con i colori, il pennello e, piena di entusiasmo e felicità, si mette al lavoro.
Tutta la sua attenzione e il suo interesse sono concentrati su ciò che fa, niente può distrarla. Finisce il quadro per tempo…ogni sua pennellata è stata fatta per amore..anche se la casa dipinta dovesse sembrare una baracca, è comunque la casa più perfetta mai realizzata in un quadro. E’ un successo, perché la piccola artista ha messo tutto il suo cuore e la sua anima, tutto il suo essere nel farlo.”

Ha realizzato il quadro in completa libertà, ascoltando semplicemente il suo cuore, ma se “ipotizziamo che, mentre la ragazzina sta dipingendo felicemente, arrivi qualcuno che le dica: “Perché non metti la finestra qui e la porta lì, e poi il sentiero del giardino dovrebbe andare così..”. Il risultato sarà che la bambina perderà ogni interesse rispetto al dipinto; anche se dovesse continuare, non farà altro che riportare sulla carta le idee di un’altra persona. Potrà irritarsi, impaurirsi, sentirsi infelice, rifiutare i suggerimenti, cominciare a odiare il quadro e strapparlo..ma anche se lo terminasse, sarebbe un fallimento”.
Questo quadro non sarebbe più la realizzazione del sentimento d’amore della piccola perché le continue interferenze ne hanno limitato la libertà di espressione. Questa è la malattia, la reazione a qualcosa che ha deviato, ha interferito, ha ostacolato il progetto della nostra esistenza e che inevitabilmente genera stati d’animo come rabbia, paura, instabilità, dubbio, dolore, e che indicano l’infelicità nel vivere e di cui non comprendiamo le cause, anzi le attribuiamo molto spesso a qualcosa che è esterno da noi.

Le intuizioni di Bach sono anche in linea con le più recenti ricerche dell’Università dell’Indiana che ha stabilito che essere sinceri fa bene alla salute. La ricerca, guidata dalla psicologa Anita Kelly, è stata condotta su circa un centinaio di volontari, divisi in due gruppi: a metà di loro è stato detto di evitare di dire bugie nel corso della giornata, mentre al gruppo di controllo non è stato detto nulla di particolare. I partecipanti si presentavano una volta alla settimana ad una visita medica, nella quale venivano rilevate le loro condizioni generali di salute. Nel frattempo venivano anche sottoposti ad un test con la “macchina della verità”, per verificare quante volte avessero mentito, e su che cosa di preciso, nel corso della settimana.
Ciò che è emerso chiaramente è un’associazione inversamente proporzionale fra il numero di bugie e il livello di salute di chi le pronunciava. Quando le bugie aumentavano, diminuiva il benessere complessivo del soggetto. Stando all’analisi presentata nel corso dell’ultima conferenza dell’American Psychological Society, chi si attiene alla verità migliora la propria salute fisica e psicologica. Chi dice bugie impegna il cervello a un lavoro supplementare che si traduce in stress e nell’abbassamento del sistema immunitario. Così si diventa più esposti a piccoli malesseri come mal di testa, raffreddori e mal di gola, ma si corre anche il rischio di cadere in depressione. Meglio dire la verità, dunque, anche quando ci si nasconde dietro alle bugie a fin di bene, contraddizione in termini inventata dai mentitori patologici.
Linda Stroh, professore emerito di comportamento organizzativo alla Loyola University di Chicago, commenta: “sapere di poter dire la verità abbatte i livelli di stress, mentre vivere un conflitto interiore che porta alla menzogna aggiunge un carico pesante di tensione alla vita quotidiana”.

Un caso di bullismo

Questo è il caso di un bambino di quarta elementare che era vittima di continui e reiterati episodi di bullismo e aggressioni fisiche da parte di un compagno di classe al punto da non voler più andare a scuola. Era molto nervoso e si mordeva spesso le labbra.

Ho consigliato alla mamma di proporre al bambino un corso di arti marziali e di somministrare al bambino la Camomilla spagyrica (Alkaest) con aggiunta di essenze floreali per il tema della paura ed il fiore australiano Southern Cross ed il bambino ha recuperato serenità e la voglia di tornare a scuola in breve tempo. Da allora non è più stato vittima di episodi di bullismo ed ha smesso di mordersi il labbro.

Southern Cross è il rimedio per le persone che pensano di non essere responsabili della creazione della propria realtà e tendono a biasimare gli altri, ma mai se stessi. E quindi tendono ad attribuire la causa  delle loro disgrazie ­a gli altri o a situazioni esterne. Spesso si sentono vittime delle circostanze e chiedono in modo costante un aiuto eccessivo. Si mostrano spesso immature, irresponsabili e negligenti. Fanno una gran fatica a guardare dentro se stesse. Questo li porta ad incolpare agli altri di interferire nella propria felicità. Sono ipercritiche e pessimiste. Invidiano i successi e le ricchezze altrui.

Le persone Southern Cross sono sempre in sofferenza, soffrono, si autoflagellano, reagiscono dolorosamente a molte cose che accadono. Per chi si identifica nel ruolo della vittima e ha la sensazione che la vita sia stata molto dura e ingiusta con loro. Una frase che ripetono spesso è: “Non è giusto!”.

Perché una persona soffre?
La risposta è semplice: vuole soffrire, e troverà sempre una ragione per farlo…
Ma perché questa persona vuole soffrire?
Bisogna sviscerare il concetto della “zona di comfort”. La parola “comfort” confonde: significa comodità, qualcosa di piacevole. Mentre il concetto “la zona di comfort” significa qualcos’altro, una situazione per te abituale, dove sai cosa fare; significa il mondo virtuale che tu hai creato, la tua rete informatica, le tue abitudini, i tuoi comportamenti.
Nella zona di comfort non dobbiamo sentirci necessariamente comodi, spesso è il contrario, ma sappiamo come muoverci.
Quando una persona cresce in una famiglia difficile, pressata dai genitori, quando sin dall’infanzia sente il disamore e subisce le ingiustizie, i percorsi neuronali che il suo cervello ha creato in quell’età prevedono la sofferenza e le preoccupazioni diventano normali. Soffrire è una sua abitudine. Sta “bene” quando sta male, e non perché sta realmente bene, ma perché è abituato s vivere così. E’ la sua zona di comfort.
Così troverà sempre un modo per soffrire. Ed eviterà delle situazioni nelle quali potrebbe sentirsi veramente bene.
Dello stare bene non sa cosa farne, non è abituata a stare così e anzi cresce la sua angoscia per il sospetto che da un momento all’altro potrebbe accadere qualcosa di brutto, di sconosciuto, una disgrazia imprevista.
Per evitare che succeda qualcosa di brutto ma sconosciuto, occorre che accada il brutto abituale, un vecchio meccanismo ben avviato e ben oliato, dove sai come comportarti, come sentirti.
Questa persona può ricordare le offese subite nell’infanzia e può anche chiedere di lasciare andare il passato, ma in realtà non vuole lasciarlo andare, perché è un importante fattore che le permette di stare nella sua zona di comfort.
E organizza la sua vita in un certo modo.
Da adulto, leggerà e studierà di tutto per non dover soffrire, ma si sceglierà uno o più lavori scomodi e mal pagati che non le porteranno nessun piacere né benessere materiale, ma le permetteranno di mantenere l’abituale stato emozionale.
Si troverà un partner “generatore di sofferenza”, per restare ancora nella zona di comfort. I partner che non si adattano a questa immagine non le interessano, non sa cosa farsene, sono dei deboli perché “solo la sofferenza forma e seleziona i duri, i vincitori”.
E così, può dedicarsi all’autoflagellazione attaccandosi a qualcosa di poco conto, tuffandosi nei vecchi ricordi, piangersi addosso, trovare i colpevoli della sua sofferenza… sempre nella zona di comfort.
Dovrebbero conoscere bene e capire questo meccanismo, imparare a uscirne invece che controllarlo perché purtroppo, tutte quelle cose alle quali aspira la loro coscienza: una bella relazione, un bel lavoro, la calma interiore… tutte quelle cose si trovano al di fuori della “zona di comfort.”