Com’è la vita di un bambino che teme di non essere amato

 

Una delle esperienze più dolorose per un bambino è il desiderio disperato della presenza di qualcuno che invece non lo vuole, o l’amore disperato per qualcuno che invece non lo ama. Alcuni bambini continuano ostinatamente a cercare di farsi amare da qualcuno che non è in grado di farlo, magari a causa di un disturbo, di un meccanismo di difesa o di un’infanzia dolorosa. Immaginate un neonato che sollevi gli occhi per incontrare quelli della madre, ma che non riesca quasi mai a trovarli o che in essi scorga una fondamentale assenza di vita, nessuna luce, nessuna gioia nel restituire lo sguardo. Lui tende le braccia verso di lei, ma lei lo lascia andare senza reagire in alcun modo. Oppure pensate a un bambino di cinque anni che cerchi in tutti i modi di compiacere il padre regalandogli i suoi disegni, oggetti che ha trovato o qualcosa che ha fatto a scuola, ma per quanto lui si sforzi percepisce da parte del padre soltanto un senso di fastidio.

Se un bambino ha la sensazione che il proprio amore valga poco, che non venga notato o ricambiato, arriva alla conclusione di non essere degno d’amore, pensa di apparire ripugnante agli occhi della persona così importante per la sua vita. È probabile allora che inizi a credere che ci sia in lui qualcosa di sbagliato, che la sua sia soltanto avidità, un bisogno eccessivo, un’esigenza ingiustificata e sgradevole. Se il suo amore viene sempre rifiutato, cosa gli rimane da offrire al genitore? Cosa può offrire al mondo? Ha perso la sua ricchezza più importante, il suo valore. Non è più nulla. Lo psicoanalista Fairbairn parla dei bambini che amano senza essere ricambiati affermando: “Il suo […] amore per la madre, di fronte a un rifiuto da lei agito e voluto, […] è come se si riversasse in un vuoto emotivo. Questo riversare è accompagnato da un esperienza emotiva particolarmente devastante. In un bambino più grande tale esperienza implica una forte umiliazione provocata dalla valorizzazione del suo amore. A un livello profondo (o a una stadio iniziale) la sua esperienza corrisponde alla vergogna di aver mostrato così apertamente un bisogno che, poi, è stato trascurato e sminuito. In virtù di tali esperienze di umiliazione e vergogna [il bambino] si sente degradato a una condizione in cui mancava valore, riconoscimento e dignità. La percezione del suo valore è minacciata: Il suo malessere ha a che fare con il senso di inferiorità. A un livello più profondo (o a uno stadio più precoce) l’esperienza del bambino è, per modo di dire, quella di un’esplosione inefficace. […] Ovvero, un’esperienza di disintegrazione e di imminente morte psichica.” (Fairbairn,1952)

È importante aggiungere che, in ogni caso, è raro che il rifiuto da parte del genitore, o l’indifferenza emotiva, siano totali. Probabilmente la madre di tanto in tanto sorride al suo bambino, lo prende in braccio, gli racconta una storia, ma questo può essere causa di dolore anche maggiore. Il bambino continua a ricordare i momenti in cui la madre è affettuosa, a soffrire con più disperazione tutte le volte in cui lei non risponde o pare non interessi a lui, a patire lo schiaffo emotivo del fastidio che lei mostra nei suoi confronti.

 

Articolo tratto dal libro: “Aiutare i bambini che temono di non essere amati” di Margot Sunderland (ed. Erickson)