Le avventure nel mondo, si imparano da piccoli!

E’ importante che i nostri figli, sin da piccoli, imparino a stare con i coetanei e, pur tra i nostri mille impegni, noi genitori dobbiamo far di tutto per favorire gli incontri con gli altri bambini. I bambini di oggi quando sono costretti a restare a casa e non possono vedere i loro amichetti, giocano per lo più con la playstation e il cellulare. Quando invece ero io bambina ero sempre in giro a giocare, in bici e con i miei amichetti, al parchetto, esploravamo il nostro piccolo mondo. Da lì nacque la mia passione per l’avventura ed i viaggi. I bambini, sin da piccoli, hanno la necessità di stare con gli altri: fa parte dello “statuto ontologico” dell’essere umano! Come abbiamo gambe per camminare e corde vocali per parlare, abbiamo anche bisogno di connetterci con gli altri ed entrare in sintonia con loro. Che vanno allenati proprio come le gambe o le corde vocali. E l’allenamento migliore lo offre proprio la socializzazione.
Le occasioni di incontrare gli amici sono molto importanti, altrimenti poi subentra l’abitudine di stare tra le mura domestiche, soprattutto se ci sono tanti bei giochini tecnologici che permettono di trascorrere tanto tempo. E magari anche di entrare in contatto virtuale con gli altri.
Ma non è la stessa cosa che incontrare gli amici di persona. Non è chattando con gli amici che si fa vita sociale. In una chat posso mandarti una faccina sorridente quando invece sto piangendo, perché c’è lo schermo che fa da copertura. I bambini hanno anche bisogno di guardarsi negli occhi, di capire il linguaggio verbale e non verbale ma soprattutto rispecchiarsi negli stati d’animo dell’altro. Stando insieme ad un amico il bambino può scoprire che non è l’unico a provare certe emozioni, che anche l’altro ha paure, vergogne, speranze, gioie simili alle sue. Proprio in un’età, come quella della crescita, in cui capita facilmente di sentirsi diversi, incerti e soli con il proprio mondo interiore. Poter condividere un’emozione o un problema con gli amici, significa avere l’opportunità di trovare insieme una soluzione. O, semplicemente, ridimensionarlo e non averne più paura. E sviluppare quel coraggio che da grandi ti permette di osare attraversare oceani e fare tante avventure nel mondo!!!

Un caso di bullismo

Questo è il caso di un bambino di quarta elementare che era vittima di continui e reiterati episodi di bullismo e aggressioni fisiche da parte di un compagno di classe al punto da non voler più andare a scuola. Era molto nervoso e si mordeva spesso le labbra.

Ho consigliato alla mamma di proporre al bambino un corso di arti marziali e di somministrare al bambino la Camomilla spagyrica (Alkaest) con aggiunta di essenze floreali per il tema della paura ed il fiore australiano Southern Cross ed il bambino ha recuperato serenità e la voglia di tornare a scuola in breve tempo. Da allora non è più stato vittima di episodi di bullismo ed ha smesso di mordersi il labbro.

Southern Cross è il rimedio per le persone che pensano di non essere responsabili della creazione della propria realtà e tendono a biasimare gli altri, ma mai se stessi. E quindi tendono ad attribuire la causa  delle loro disgrazie ­a gli altri o a situazioni esterne. Spesso si sentono vittime delle circostanze e chiedono in modo costante un aiuto eccessivo. Si mostrano spesso immature, irresponsabili e negligenti. Fanno una gran fatica a guardare dentro se stesse. Questo li porta ad incolpare agli altri di interferire nella propria felicità. Sono ipercritiche e pessimiste. Invidiano i successi e le ricchezze altrui.

Le persone Southern Cross sono sempre in sofferenza, soffrono, si autoflagellano, reagiscono dolorosamente a molte cose che accadono. Per chi si identifica nel ruolo della vittima e ha la sensazione che la vita sia stata molto dura e ingiusta con loro. Una frase che ripetono spesso è: “Non è giusto!”.

Perché una persona soffre?
La risposta è semplice: vuole soffrire, e troverà sempre una ragione per farlo…
Ma perché questa persona vuole soffrire?
Bisogna sviscerare il concetto della “zona di comfort”. La parola “comfort” confonde: significa comodità, qualcosa di piacevole. Mentre il concetto “la zona di comfort” significa qualcos’altro, una situazione per te abituale, dove sai cosa fare; significa il mondo virtuale che tu hai creato, la tua rete informatica, le tue abitudini, i tuoi comportamenti.
Nella zona di comfort non dobbiamo sentirci necessariamente comodi, spesso è il contrario, ma sappiamo come muoverci.
Quando una persona cresce in una famiglia difficile, pressata dai genitori, quando sin dall’infanzia sente il disamore e subisce le ingiustizie, i percorsi neuronali che il suo cervello ha creato in quell’età prevedono la sofferenza e le preoccupazioni diventano normali. Soffrire è una sua abitudine. Sta “bene” quando sta male, e non perché sta realmente bene, ma perché è abituato s vivere così. E’ la sua zona di comfort.
Così troverà sempre un modo per soffrire. Ed eviterà delle situazioni nelle quali potrebbe sentirsi veramente bene.
Dello stare bene non sa cosa farne, non è abituata a stare così e anzi cresce la sua angoscia per il sospetto che da un momento all’altro potrebbe accadere qualcosa di brutto, di sconosciuto, una disgrazia imprevista.
Per evitare che succeda qualcosa di brutto ma sconosciuto, occorre che accada il brutto abituale, un vecchio meccanismo ben avviato e ben oliato, dove sai come comportarti, come sentirti.
Questa persona può ricordare le offese subite nell’infanzia e può anche chiedere di lasciare andare il passato, ma in realtà non vuole lasciarlo andare, perché è un importante fattore che le permette di stare nella sua zona di comfort.
E organizza la sua vita in un certo modo.
Da adulto, leggerà e studierà di tutto per non dover soffrire, ma si sceglierà uno o più lavori scomodi e mal pagati che non le porteranno nessun piacere né benessere materiale, ma le permetteranno di mantenere l’abituale stato emozionale.
Si troverà un partner “generatore di sofferenza”, per restare ancora nella zona di comfort. I partner che non si adattano a questa immagine non le interessano, non sa cosa farsene, sono dei deboli perché “solo la sofferenza forma e seleziona i duri, i vincitori”.
E così, può dedicarsi all’autoflagellazione attaccandosi a qualcosa di poco conto, tuffandosi nei vecchi ricordi, piangersi addosso, trovare i colpevoli della sua sofferenza… sempre nella zona di comfort.
Dovrebbero conoscere bene e capire questo meccanismo, imparare a uscirne invece che controllarlo perché purtroppo, tutte quelle cose alle quali aspira la loro coscienza: una bella relazione, un bel lavoro, la calma interiore… tutte quelle cose si trovano al di fuori della “zona di comfort.”

Le paure dei bambini

Ancora oggi non si pone abbastanza attenzione al bambino fin dalla fase della gravidanza e particolarmente nei primi anni di vita, perché in questa fase delicata si strutturerà la personalità futura del bambino. Se la madre si prenderà cura di lui e si metterà in una relazione vera e profonda con lui, con i suoi bisogni emotivi e con il suo corpo, se gli starà vicino, se lo nutrirà, lo abbraccerà, lo amerà, apprezzando la sua unicità e originalità, allora si gettano le basi sulle quali poter costruire una solida struttura di salute psico-fisica dell’adulto.

I bambini hanno le stesse ansie, paure e fobie dei genitori. Perché per un bambino, la mamma è il suo mondo e quindi lo stato ansioso della madre può essere percepito con grande intensità da un bambino piccolo ed indifeso e vissuto come qualcosa che si moltiplica e si estende a dismisura. Tendenzialmente, i genitori ansiosi non sono cattivi genitori. Sono solo genitori che non hanno ricevuto sufficiente aiuto per affrontare le loro ansie e le loro paure quando erano piccoli. Occorre che questi genitori superino il retaggio di ansia e paura che si portano dietro dall’infanzia.

In alcuni casi i bambini possono essere profondamente contaminati dall’agitazione dei genitori, soprattutto quando la madre ha paura che il bambino muoia o si ferisca in qualche modo terrificante. Tutti i genitori possono nutrire paure di questo genere, ma sono  l’intensità e la persistenza di tali paure che rivelano la presenza di un’ansia nevrotica. Per alcuni di questi bambini, il fatto di essere il bersaglio delle paure dei genitori può portarli a concepire il mondo come un luogo insicuro, un luogo in cui, in qualsiasi momento, può succedere qualcosa di terribile.

Se i bambini non vengono aiutati ad elaborare le proprie paure le sfogheranno attraverso sintomi fisici: come disordini alimentari, fobie, ossessioni, mutismo selettivo, panico, preoccupazione o elucubrazioni. Oppure attraverso una scarica causata in modo stimolo insopportabile: come fare la pipì a letto (enuresi), vomitare, defecare o urinare in modo incontrollato, incubi notturni.

Come possiamo aiutare questi bambini?

Paure, fobie, ossessioni hanno di solito un prezzo molto alto. Imparare ad affrontare le paure e le fobie è fondamentale per combattere l’istinto della fuga. E’ importante che i bambini interrompano quel solitario tormentarsi con le loro paure, e superare quel increscioso senso di solitudine che li assaliva tutte le volte che avevano disperatamente bisogno di aiuto e non l’hanno ricevuto. I bambini che hanno vissuto troppa paura e ansia nella loro vita, hanno bisogno di fare delle esperienze in cui avere di fianco qualcuno emotivamente abbastanza forte e presente da poter sopportare le loro emozioni.  Per questi bambini può essere di grande sollievo esprimere le emozioni e paure che sono rimaste bloccate nel corpo e nella mente per molto tempo.

Come rimedi di supporto per aiutarli a gestire e a superare le paure possiamo somministrare loro le essenze floreali ed i rimedi spagirici per le paure, le fobie, il panico e l’ansia, (consultateci per trovare quelle più idonee per il vostro bambino).